Abitualmente vai a vedere tuo figlio giocare a calcio?
Arriva il giorno della SUA partita e le emozioni sono infinite: gioia, ansia, paura e molto altro… un cocktail esplosivo…
Ho deciso volutamente di enfatizzare l’aggettivo possessivo “SUA” per ricordare a te genitore che tu non ne fai parte!
Il momento le emozioni e tutto cio’ che circonda questo fantastico momento e’ esclusivamente di tuo figlio/a e’ unico, magico e come tale va rispettato NON INVASO.
Lui puo’ decidere se e come condividere con te le proprie emozioni legate a questo momento ma TU non hai il diritto di trasmettergli le tue ansie e paure rovinando tutto cio’.
Tu devi essere l’esempio, la persona a cui ispirarsi e devi perforza avere autocontrollo.
Non credi? Non sei d’accordo? Leggi questo esempio…
Ti piace quando sull’ambiente di lavoro il tuo capo ti dice che non sei capace a far nulla???? Come ti senti???? Quando ti dice: ” dai sei indietro con la produzione, non sei capace!”.
In quel momento hai bisogno del tuo capo che ti gridi dietro? Non credo vero?
Chiediamo al tuo capo cosa pensa… sai qual e’ la risposta? “Io spiego semplicemente come fare il lavoro, cerco di spronare i miei dipendenti”…
Ma scusa genitore…non e’ la stessa risposta che tu dai quando dalla tribuna tuo figlio si gira intimorito? Quando qualcuno ti dice non gridare…. e tu rispondi lo sto incitando….
I paragoni sono molto simili non trovi? Situazioni diverse ma concetto identico.
Stesso esempio vale per te genitore liberoprofessionista quando anziche’ il capo e’ un tuo cliente ad assumere questi atteggiamenti.
E’ possibile che quel momento sacro che e’ la partita dove chissene frega del risultato non riesci ad osservare tranquillamente tuo figlio giocare?
Anzi…tuo figlio sbagliare, far fatica a contrastare gli avversari e scoraggiarsi al goal subito… certo e’ la vita e tu non puoi farci nulla.
Lui con questo fantastico gioco “il calcio” sta imparando moltissimo, sta capendo che l’amicizia esiste anche se perdi 17 a 0 o se vinci 10 a zero.
Sta capendo che il gruppo si aiuta nei momenti difficili dove tra compagni ci si sostiene anche quando noi adulti abbiamo una percezione diversa di quel che sta accadendo.
Tu percepisci il perdere una partita come una delusione e dai per scontato che e’ cio’ che pensa anche il tuo piccolo… invece sai cosa ti dico? Negli spogliatoi nell’immediato dopo partita quando tutti secondo te dovrebbero piangere per la disfatta si ride e si scherza.. e ci si sfoga!!!
Sai quali sono le frasi ricorrenti? lo vuoi davvero sapere?
“Adesso torno a casa e chi la sente mia mamma…”
“Ora devo parlare con mio papa’ della partita l’ho deluso”
La mia risposta e’ una grande risata dicendo loro vi siete divertiti? E ricordando i bei momenti che ci sono anche in una partita persa 20 a zero e loro non vedono l’ora di arrivare al campo nonostante tutto cio’.
Tu non puoi farlo? E’ davvero cosi’ difficile?
Io penso che tu puoi fare molto di piu’ devi solo fare lo sforzo di pensare che quando porti tuo figlio alla partita, quello e’ un parco giochi ,dove lui gioca con altri coetanei e apprende le regole della vita.
Non stai male quando, mentre gioca, si gira cercando di scovarti su una panchina ad ogni tiro? Ad ogni passaggio? mentre lo stai “incitando” , lui cerca il TUO CONSENSO… ma daglielo ugualmente sia che sbaglia tutto sia che non segna, anche se non sa tirare un pallone o che subisce goal 20 goal!
Non immagini nemmeno un tuo sorriso quanto possa valere…
Fidati genitore! Te lo dice uno che ha sperimentato tutto cio’ sulla propria pelle quando anche le partite dei pulcini per la maggior parte dei genitori sembravano la finale di champions league. Ho creato questo progetto per bandire tutto’ cio’ da questo magnifico sport.
Cosa devi fare quindi? Porta tuo figlio alla partita o all’allenamento e fagli un sorriso o un gesto di consenso col pollice rivolto verso l’alto tutte le volte che lui si gira a guardarti. Ogni volta…un semplice gesto per un grande risultato…
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DOTT. SIMONE CRUDO